QUANDO IL PARTO SI TRASFORMA IN TRAUMA
Partorire è uno tra gli eventi più naturali per una donna ed oggi, grazie anche al contributo della scienza e della medicina, è certamente più sicuro rispetto ai secoli scorsi.
Eppure, nonostante questa premessa e le diversità specifiche di ognuna di noi, il parto rimane uno dei momenti più stressanti e oggettivamente traumatici nella vita di ogni donna poiché, pur essendo un atto fisiologico, porta con sé un carico notevole di dolore fisiologico e una importante preoccupazione della mamma per il bambino che sta per nascere.
Una volta conclusa questa esperienza, spesso sentiamo dire alle neomamme: “non ricordo nemmeno il doloreche ho provato, si dimentica”. L’intensità del dolore, la durata della sofferenza, sembrano un lontano ricordoe questo ci permette di andare avanti, di riprenderci abbastanza velocemente per poterci dedicare a quellanuova esperienza che è la maternità.
Ma il parto, proprio in quanto evento stressante, anche quando non presenta elementi oggettivi di rischio, può comunque determinare un Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD). Questo in particolare quando si associa alla percezione della donna di essere in pericolo, di essere da sola, oppure quando si manifestano complicazioni; quando si percepisce un pericolo per il proprio bambino o, ancora, quando l’assistenza durante il parto viene vissuta come fredda e “meccanica”, o vengono effettuati interventi invasivi.
Cos’è il Disturbo Post Traumatico da Stress?
È la risposta patologica dell’individuo a un evento stressante che ha rappresentato per sé (o per qualcuno di caro, in questo caso il bambino) un’esperienza traumatica, vissuta come spaventosa e percepita come al di fuori del proprio controllo e che ha generato emozioni di intensa paura e sentimenti di impotenza.
Tale disturbo può manifestarsi con ricordi intrusivi associati all’ evento, incubi, attivazione fisiologica persistente (tachicardia, sudorazione, formicolio…), irritabilità e condotte di evitamento.
Nel caso specifico del PTSD legato al parto, esso può portare nelle donne, oltre ai sintomi appena citati,anche un rifiuto di una nuova gravidanza o, nel caso di una successiva, necessità di ricorrere al cesareo programmato per evitare di rivivere un evento così altamente traumatico.
Conseguenze
Appare ovvio che un PTSD legato a un parto traumatico ha delle ricadute sul benessere della donna, sulla relazione di quest’ultima con il proprio figlio e sulla relazione con il proprio partner.
In particolare, una madre sofferente e costantemente in ansia, mostrerà difficoltà nell’accudimento del proprio figlio, sarà preoccupata di eventuali pericoli (reali o immaginari) e emergeranno difficoltà nell’ instaurare un attaccamento sicuro con il proprio bambino.
Potrebbero, inoltre, insorgere difficoltà nell’ allattamento al seno che potrebbe essere vissuto dalla donna come una violazione del proprio corpo.
Interventi
Per tutte queste motivazioni, è chiaro come sia auspicabile in questi casi la prevenzione, soprattutto con il sostegno di tutto il personale medico specializzato (medici, ostetriche, psicologi, anestesisti…). Laddove invece vi siano segnali di un malessere più profondo è utile ricorrere a uno specialista, psicologo-psicoterapeuta, che si occupi del trattamento del PTSD.
Gli interventi possono essere diversi, in particolare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT) e l’EMDR (terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) offrono un valido aiuto per questo tipo di problematiche.
Se anche tu hai vissuto un parto traumatico e stai affrontando un momento difficile legato a quel momento,rivolgiti a un professionista.
Dott.ssa Manuela Cammarata Psicologa e Psicoterapeuta
BIBLIOGRAFIA
R. M. Quatraro, P. Grussu, Psicologia Clinica Perinatale. Dalla teoria alla pratica, Erikson, 2018
P.Grussu, A. Bramante, Manuale di Psicopatologia Perinatale. Profili psicopatologici e modalità diintervento, Erikson, 2016
C. La Mela, I protocolli clinici della terapia cognitivo comportamentale, Maddali e Bruni 2016
Articolo molto interessante, molto spesso,come è giusto che sia, la gioia e l’euforia dell’attesa mettono in secondo piano tanti aspetti che non dovrebbero essere trascurati.
Cordiali Saluti
Grazie mille, mi fa piacere che abbia trovato l’articolo interessante.
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Dott.ssa Manuela Cammarata
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